Confini e spartiacque

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"Giau", ma anche "Giou", "Geio", "Giaf": un catino, ci dice l'etimologia; un'area dove l'acqua si raccoglie e porta i suoi benefici trasformando, per esempio, un luogo arido in un pascolo. Ma nel nostro caso c'è anche una "sella", una forcella e lo spartiacque sulle cime delle montagne: un confine lungamente conteso tra i territori cadorini e ampezzani. 

Un confine è per sua stessa definizione qualcosa che divide, ma nello stesso tempo, consentendo di definire ciò che sta al di qua, permette allo sguardo di cogliere ciò che sta al di là e di dargli un senso. Ma cosa definisce un confine? La priorità di occupazione di un territorio, la sua conquista o ancora una definizione secondo segni dettati dalla natura?

La questione del Giau si inserisce in questa querelle come un'anomalia rispetto alla definizione naturale dei confini secondo lo spartiacque: l'ambito territorio del Giau, ricco di buoni pascoli e prati, si è fatto oggetto di contesa per ampezzani e cadorini fin da tempi remoti, pare addirittura a partire dal tredicesimo secolo. Gli uni reclamavano il diritto di possesso e sfruttamento sulla base del confine naturale, quello dello spartiacque, gli altri sulla base della loro presenza antecedente e sull'idea che la terra appartiene a chi la utilizza per primo.